Il territorio

Ambiente e paesaggio

La zona di origine dell’Albugnano è il cuore di questo territorio, che – come abbiamo già avuto modo di dire – è formato da altri 28 comuni della Collina Torinese e da altri 36 del Nord Astigiano.
La zona di origine dell’Albugnano è un cuore formato da quattro paesi: Albugnano, Pino d’Asti, Castelnuovo Don Bosco e Passerano Marmorito, tutti nel Monferrato nordoccidentale, in provincia di Asti, quasi ai confini con quella di Torino.
Albugnano, in particolare, è collocato in altitudine a quasi 550 metri s.l.m. e le colline attorno superano non di rado i 400 metri. I terreni poggiano su marne mioceniche (langhiano-burdigaliano), sono spesso di color giallo e hanno pendenze sovente accentuate.
Nella zona la viticoltura vive una simbiosi molto favorevole con le altre coltivazioni, in modo particolare con i boschi, dei quali l’area è molto ricca.
La situazione climatica è continentale, con una particolarità spiccata nella stagione estiva: la dotazione di boschi e la decisa altitudine delle colline favoriscono la presenza costante di brezze e venti leggeri che, anche nella stagione calda, disegnano un clima favorevole alla coltura della vite, Nebbiolo in particolare. Nelle fasi di maturazione delle uve, poi, le escursioni termiche tra giorno e notte favoriscono l’accumulo di zuccheri e rallentano la retrogradazione acida, determinando un interessante equilibrio che favorisce l’ampiezza e la longevità dei vini.

Biodiversità

Sulle colline dell’Albugnano e anche dei paesi che ne fanno corona, tanto sulla Collina Torinese quanto nella parte astigiana del territorio, la vite non è padrona assoluta degli spazi coltivati. Al suo fianco, sono ampie le aree dedicate ad altre coltivazioni, a cominciare dal nocciolo con la Tonda Gentile Trilobata e altri alberi da frutta (in particolare ciliegie, pesche e albicocche), per passare ai prati e seminativi e, infine, ai boschi, veri spazi preziosi per la biodiversità.
Nel bosco e negli spazi marginali, dove ci sono spesso interessanti incolti gestiti, si trovano gli alberi della tradizione più classica di questo territorio, dai salici ai tigli e alle querce che regalano il tartufo bianco, il frutto spontaneo e prezioso dell’autunno, la stagione delle nebbie e dei silenzi.
Ad Albugnano, in particolare, si racconta di un fiore rarissimo, il Giglio selvatico di Albugnano o Giglio Martagone (Lilium màrtagon). È un fiore dal colore roseo-vinoso punteggiato di scuro, che nasce spontaneo nei boschi della zona e la sua raccolta è vietata. Il giglio è presente nelle decorazioni dell’altare dell’Abbazia di Vezzolano e campeggia in tre esemplari sullo stemma del Comune di Albugnano.
Cercarlo per ammirarlo è possibile e piacevole. Non è opportuno raccoglierlo per non estirparlo dal suo ambiente ottimale.

Vitivinicoltura

Che la vite sia uno dei denominatori comuni di questo grande anfiteatro collinare lo si vede a vista d’occhio osservando le colline allungate e spesso molto alte che si rincorrono, si incrociano e si sfiorano. Tra di loro disegnano valli dai contorni molto variabili, da quelle strette che segnano gli spazi a maggiore altitudine a quelle più ampie e ariose che accompagnano le zone più basse. Nel cuore di questo territorio, è il Nebbiolo il vitigno oggi più ricercato e ambito.
D’altronde, chi conosce un po’ la storia e il cammino che questo vitigno ha compiuto nel tempo sa che su queste colline il Nebbiolo c’è da tempi infiniti, per lo meno da quando è stato accolto nel suo percorso verso il sud del Piemonte dai monaci della Canonica di Vezzolano, un edificio storico situato proprio nei confini del paese di Albugnano.
Addirittura, la prima citazione di questo vitigno (1268) è stata rintracciata a Rivoli, non troppo lontano da qui, in provincia di Torino, come risulta dai “Documenti sulla Storia del Piemonte”.
E si sa che il Nebbiolo non è un vitigno da grandi numeri e nemmeno da vaste superfici. Ama le piccole terre, le zone appartate, i posti riparati e produce vini preziosi e particolari. L’Albugnano e la sua terra di colline ne sono un esempio appropriato.
Accanto al Nebbiolo vi sono altre varietà per cogliere i caratteri più eterogenei di una terra variegata e complessa: il Barbera, la Freisa, la Malvasia di Schierano e quella Lunga Nera, senza trascurare le varietà bianche e nere, autoctone o internazionali, precoci o tardive, che oggi utilizzano come punto di riferimento le denominazioni di territorio come la Collina Torinese Doc, il Monferrato Doc o il Piemonte Doc (Bonarda, Grignolino, Dolcetto, Albarossa, Chardonnay, Riesling, Merlot per citare i più frequenti).

Boschi, frutteti e seminativi

Parlando di biodiversità, abbiamo già detto del bosco come regno segreto del tartufo bianco, con i suoi alberi di tiglio, salici e querce. Poi, ancora ricordiamo i noccioli selvatici, le acacie e i sambuchi dai fiori profumatissimi dove le api bottinano per realizzare mieli preziosi; e poi ancora il pino silvestre, il castagno, l’ontano, il frassino, l’olmo e i pioppi selvatici.
Una segnalazione particolare meritano i crinali della Val Muscandia, stretta, profonda e ricca di boschi, tra i comuni di Albugnano, Pinot d’Asti e Passerano Marmorito. Il nome le deriva dal rio Muscandia che inizia sulle alture di Albugnano e poi si immette nel più grande rio Vari presso Boscorotondo. La valle è delimitata sul crinale destro dell’abitato di Pino d’Asti e su quello sinistro da Schierano e Primeglio, frazioni di Passerano Marmorito.
Quanto ai frutteti, pochi sono quelli organizzati in coltivazioni specializzate e destinate al mercato. Spesso si tratta di colture aziendali di piccola e media dimensione, finalizzate all’utilizzo in famiglia e alla realizzazione di quantità limitate di prodotti sottovetro.
I frutti più comuni sono in ordine cronologico di maturazione le ciliegie, le albicocche, le pesche, le prugne i fichi e le nocciole, oltre a qualche piccolo frutto, in particolare le fragole.
Una sottolineatura merita adesso la coltivazione del nocciolo, in particolare la Nocciola Tonda Trilobata, destinata alla produzione della Nocciola Piemonte IGP.

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