I vini

Albugnano Doc

La base ampelografica dell’Albugnano Doc nelle sue tre tipologie è legata a stretto filo al vitigno Nebbiolo, la cui presenza minima non può scendere al di sotto dell’85%, con la possibilità di accompagnare questo vitigno, fino al massimo del 15%, con altre uve del territorio, ovvero Freisa, Barbera o Bonarda. Se questa impostazione aveva molti proseliti nei primi anni dopo l’approvazione della Denominazione di origine e del suo disciplinare di produzione (1997), oggi la predilezione per la produzione dell’Albugnano in purezza con uve Nebbiolo è sempre più plebiscitaria e così la gran parte delle aziende produce l’Albugnano Doc con Nebbiolo al 100%.

Il vino nasce in quattro paesi del Nord Astigiano, ovvero Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti, dove la sua coltivazione si giova di un carattere molto prezioso, ovvero un’altitudine che svetta fino ai 549 metri di Albugnano, ma su moltissime colline della zona oltrepassa per lo meno i 400 metri sul livello del mare. All’altitudine si affiancano altri caratteri di pregio come il suolo di origine miocenica, fondamentalmente caratterizzato da terre marnose, ricche di calcare e a volte di argilla, altre volte di sabbia. Anche il cielo regala il suo contributo di qualità con un clima freddo-temperato che propone inverni rigidi, primavere fresche e piovose, estati calde e ventilate e autunni che si caratterizzano per le decise escursioni termiche tra il giorno e la notte, utili a favorire un’impeccabile maturazione delle uve con la salvaguardia della struttura acida, che dona fragranza e longevità ai vini.

Tre sono le tipologie prodotte: Albugnano Rosato, Albugnano e Albugnano Superiore.

I caratteri organolettici dell’Albugnano e del Superiore sono complessi e privilegiano in gioventù i profumi floreali e fruttati, coinvolgendo nel tempo anche sentori eterei e speziati, che rendono il vino ancora più accattivante. Spiccata è poi la capacità del vino di resistere al tempo, anche per parecchi anni, mantenendo sempre ben chiari i caratteri dell’origine.

Vino Doc con DM 6 maggio 1997
Vitigni: Nebbiolo minimo 85%; possibile il 15% di Freisa, Barbera e Bonarda da soli o insieme
Zona di produzione delle uve: Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti, in provincia di Asti
Tipologie: Albugnano, Albugnano Rosato e Albugnano Superiore
Resa massima di uve per ettaro:
Albugnano e Albugnano Rosato: 9.500 chilogrammi
Albugnano Superiore: 8.500 chilogrammi
Rendimento massimo dell’uva in vino: 70%
Gradazione alcolica minima:
Albugnano e Albugnano Superiore: 11,50%Vol
Albugnano Rosato: 11,00%Vol.
Periodo di maturazione obbligatoria:
Albugnano e Albugnano Rosato: nessuno
Albugnano Superiore: un anno calcolato dal 1° gennaio dopo la raccolta delle uve, di cui almeno 6 mesi in legno
Dati economici 2021:
Superficie vitata rivendicata 35,87 ettari
Produzione effettiva 211.215 bottiglie

Freisa d'Asti Doc

La base ampelografica del vino Freisa d’Asti Doc è costituita in prevalenza dalle uve del vitigno Freisa (almeno il 90%), con la possibilità di intervenire per il restante 10% con uve di altre varietà a bacca nera idonee alla coltivazione in Piemonte. Ampia è la sua zona di produzione, in pratica tutti i comuni della provincia di Asti con la sola eccezione dei paesi di Cellarengo e Villanova d’Asti. La presenza del vitigno Freisa nel Nord Astigiano e in particolare sulle colline dei comuni dove ha origine l’Albugnano Doc sottolinea il forte legame che questo vitigno ha con questo territorio, con un ulteriore ampliamento alla collina torinese, dove si produce un altro vino Doc con questa base ampelografica, la Freisa di Chieri. Le numerose tipologie previste dal disciplinare di produzione (Freisa d’Asti, Spumante, Frizzante e Superiore) rendono la Freisa d’Asti vino di grande versatilità ed eclettismo, con particolare riferimento alle fasi della tavola e del consumo, dove è capace di assecondare tante pietanze anche differenti tra loro, praticamente un pasto intero.

Vino Doc con DM 1° settembre 1972 – Ultima modificazione: Decreto 3 novembre 2021
Vitigni: Freisa minimo 90%; possibile il 10% con vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione in Piemonte
Zona di produzione delle uve: tutti i paesi della provincia di Asti eccetto Cellarengo e Villanova d’Asti
Tipologie: Freisa d’Asti, Freisa d’Asti Superiore, Freisa d’Asti Spumante e Freisa d’Asti Frizzante
Resa massima di uve per ettaro: 8.000 chilogrammi per tutte le tipologie
Rendimento massimo dell’uva in vino: 70%
Gradazione alcolica minima:
Freisa d’Asti e Freisa d’Asti Frizzante 11,50%Vol
Freisa d’Asti Spumante 11,00%Vol.
Freisa d’Asti Superiore 12,50%Vol.
Periodo di maturazione obbligatoria:
Freisa d’Asti Superiore: un anno calcolato dal 1° novembre dopo la raccolta delle uve, di cui almeno 6 mesi in legno
Dati economici 2021:
Superficie vitata rivendicata 190 ettari
Produzione effettiva 1.179.000 bottiglie

Malvasia di Castelnuovo Don Bosco Doc

Alla base di questo vino rosso fragrante e dolce ci sono due vitigni: la Malvasia di Schierano e quella Lunga Nera, coltivati sulle colline di sei comuni del territorio più settentrionale della provincia di Asti (Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito, Pino d’Asti, Berzano San Pietro e Moncucco Torinese). A fianco di queste due Malvasie può intervenire fino al massimo del 15% anche il vitigno Freisa.
La zona di produzione è rappresentata da colline che salgono ad altitudini maggiori rispetto alla restante area nord-astigiana, spesso ben oltre i 400 metri. I suoli poggiano su marne mioceniche (langhiano-burdigaliano) e sono di colore chiaro, di medio impasto; le pendenze sono spesso elevate e i versanti peggio esposti o troppo ripidi sono occupati da boschi, che contribuiscono a mitigare il calore estivo. Esistono due tipologie, una che potremmo definire “classica” o “a tappo raso” che si caratterizza per una bella vivacità, ma giammai esagerata; e poi la tipologia Spumante, che si contraddistingue nel calice per una bella spuma, fine e persistente. Note preziose costituiscono la grande ampiezza olfattiva – prevalentemente aromatica e fruttata – e la spiccata piacevolezza al palato, con la sensazione dolce e la persistente acidità che regalano una fragranza di inesauribile piacevolezza.

Vino Doc con DM 20 settembre 1973
Vitigni: Malvasia di Schierano e/o Malvasia Lunga Nera minimo 85%; possibile il 15% con uve Freisa
Zona di produzione delle uve: sei paesi del territorio più settentrionale della provincia di Asti (Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito, Pino d’Asti, Berzano San Pietro e Moncucco Torinese)
Tipologie: Malvasia di Castelnuovo Don Bosco e Malvasia di Castelnuovo Don Bosco Spumante
Resa massima di uve per ettaro: 11.000 chilogrammi per tutte le tipologie
Rendimento massimo dell’uva in vino: 70%
Gradazione alcolica minima:
Malvasia di Castelnuovo Don Bosco 11,00%Vol
Malvasia di Castelnuovo Don Bosco Spumante 11,50%Vol.
Periodo di maturazione obbligatoria: Nessuno
Dati economici 2021:
Superficie vitata rivendicata 60 ettari
Produzione effettiva 482.823 bottiglie

Freisa di Chieri Doc

Le fonti storiche collocano la nascita del vitigno Freisa nella zona del Chierese e della Collina Torinese, con successiva diffusione fino ai confini con il Monferrato. Parla del vitigno il conte Nuvolone: “Freisa produce vino acerbo, secco e robusto,” dice nella celebre “Istruzione” a tema viticolo-enologico. Si accenna già allora a due varietà di Freisa, una grossa e una piccola, e alla coltura del vitigno in tutte le province piemontesi. Per quanto riguarda il vino, dice che sia “ricco di tartaro” e per questa ragione necessiti di numerosi travasi, adatto però all’invecchiamento e al taglio con i vini più deboli. La zona storicamente vocata alla coltivazione di questo vitigno è la Collina Torinese: una catena collinare posta a sud del Po che si estende da Moncalieri a Verrua Savoia, con un’altimetria variabile tra i 300 e gli oltre 550 metri s.l.m.
I terreni dell’area di coltivazione sono di medio impasto, calcareo-argillosi, con giacitura esclusivamente collinare. L’esposizione deve assicurare un’idonea maturazione delle uve sulla pianta. I vigneti, in ambito aziendale, devono essere composti dal vitigno Freisa minimo 90% e massimo 10% da altri vitigni a bacca nera, non aromatici con un numero di ceppi non inferiore a 2.500 per ettaro.

Vino Doc con DM 20 settembre 1973
Vitigni: Freisa minimo 90%; possibile il 10% con vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione in Piemonte
Zona di produzione delle uve: I seguenti paesi della provincia di Torino: Chieri, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Pavarolo, Baldissero Torinese, Montaldo Torinese, Mombello Torinese, Andezeno, Arignano, Moriondo Torinese, Marentino e Riva presso Chieri, Comune di Torino limitatamente alla Regione San Luca, Regione Eremo, Regione Santa Margherita, Parco di Villa Genero, Regione Villa della Regina
Tipologie: Freisa di Chieri Secco, Freisa di Chieri Superiore, Freisa di Chieri Dolce, Freisa di Chieri Spumante e Freisa di Chieri Frizzante
Resa massima di uve per ettaro: 8.000 chilogrammi per tutte le tipologie
Rendimento massimo dell’uva in vino: 70%
Gradazione alcolica minima:
Freisa di Chieri Secco, Freisa di Chieri Dolce, Freisa di Chieri Spumante e Freisa di Chieri Frizzante: 11,00%Vol.
Freisa di Chieri Superiore: 12,00%Vol.
Periodo di maturazione obbligatoria: Freisa di Chieri Superiore: un anno calcolato dal 1° novembre dopo la raccolta delle uve, con possibili 6 mesi in legno
Dati economici 2021:
Superficie vitata rivendicata 76,50 ettari
Produzione effettiva 460.000 bottiglie

Collina Torinese Doc

Il territorio collinare a sud di Torino è un ecosistema di pregio sia sul versante paesaggistico sia per la ricchezza della biodiversità. Il comprensorio viticolo che si estende sulle colline poste a est della città coinvolge 28 Comuni, dove le aree vitate si alternano ad altre colture e a borghi, castelli e chiese. In questa zona sono coltivati in prevalenza varietà come Barbera, Bonarda, Freisa, Malvasia di Schierano, Malvasia Lunga Nera e Cari. Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti si giovano di un’altitudine al di sopra dei 180 metri sul livello del mare. Dal punto di vista geologico, questi rilievi sono come un insieme di corrugamenti più o meno accentuati, frutto delle pressioni orogenetiche provenienti da sud-est lungo un piano rappresentato da quella che è oggi la pianura Padana. Le particolari caratteristiche dei terreni e il loro orientamento ha permesso fin dal 700 la coltivazione della vite per uso familiare nelle ville dei signori poste sulle colline che circondavano le città di Torino e di Chieri. Tra tutti, va segnalata una varietà denominata Pelaverga o Cari, che genera un vino leggero usato per tradizione in tutte le occasioni di festa.

Si tratta di una denominazione di territorio, che antepone il riferimento d’origine a quello varietale. Le tipologie appartenenti a tale denominazione sono sei, ovvero “Collina Torinese” rosso, “Collina Torinese” rosso novello, “Collina Torinese” Barbera, “Collina Torinese” Bonarda, “Collina Torinese” Malvasia e “Collina Torinese” Pelaverga o Cari.
Vino Doc con DM 14 ottobre 1999
Vitigni: l’utilizzazione delle differenti varietà è legata alla singola tipologia:
“Collina Torinese” rosso e rosso novello: 60% Barbera, 25% Freisa e 15% vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione in Piemonte.
“Collina Torinese” Barbera: Barbera 85% e 15% vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione in Piemonte
“Collina Torinese” Bonarda: Bonarda 85% e 15% vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione in Piemonte
“Collina Torinese” Malvasia: Malvasia di Schierano e/o Malvasia Lunga nera 85% e 15% vitigni a bacca nera, idonei alla coltivazione in Piemonte
“Collina Torinese” Pelaverga o Cari: Pelaverga o Cari 85% e 15% vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione in Piemonte
Zona di produzione delle uve:
per le tipologie “Collina Torinese” rosso compreso Novello, Barbera, Bonarda e Malvasia: l’intero territorio amministrativo dei comuni di Andezeno, Arignano, Baldissero torinese, Brozolo, Brusasco, Casalborgone, Castagneto Po, Castiglione Torinese, Cavagnolo, Chieri, Cinzano, Gassino Torinese, Lauriano, Marentino, Mombello di Torino, Moncalieri, Montaldo Torinese, Monteu da Po, Moriondo Torinese, Pavarolo, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Riva presso Chieri, Rivalba, San Raffaele Cimena, San Sebastiano da Po, Sciolze, Verrua Savoia,
per la tipologia Collina Torinese Pelaverga o Cari l’intero territorio amministrativo dei comuni di Baldissero Torinese, Montaldo Torinese, Pavarolo e in parte i territori dei comuni di Andezeno, Arignano, Castiglione Torinese, Chieri, Marentino e Pino Torinese
Resa massima di uve per ettaro: 11.000 chilogrammi per la tipologia Collina Torinese Malvasia, 10.000 chilogrammi per le tipologie Rosso e Rosso novello, 9.000 chilogrammi per le tipologie Barbera e Bonarda e 8.000 chilogrammi per la tipologia Pelaverga o CariRendimento massimo dell’uva in vino: 70%
Gradazione alcolica minima: Pelaverga o Cari e Malvasia 10,00%Vol. – Rosso, Bonarda e Barbera: 10,50%Vol. – Rosso Novello 11,00%Vol.
Periodo di maturazione obbligatoria: nessuno per qualsiasi tipologia
Dati economici 2021:
Collina Torinese Barbera: Superficie vitata rivendicata 7,35 ettari
Produzione effettiva 36.859 bottiglie
Collina Torinese Bonarda: Superficie vitata rivendicata 3,32 ettari
Produzione effettiva 20.329 bottiglie
Collina Torinese Malvasia: Superficie vitata rivendicata 3,21 ettari
Produzione effettiva 20.100 bottiglie
Collina Torinese Pelaverga o Cari: Superficie vitata rivendicata 1,61 ettari
Produzione effettiva 6.735 bottiglie

Barbera d'Asti Docg

Piuttosto ampia è la zona di origine della Barbera d’Asti. In tutto è formata da 167 comuni, dei quali 116 sono nell’Astigiano e 51 in provincia di Alessandria. In tale area sono state delimitate e iscritte a disciplinare tre Sottozone, Nizza (attorno a Nizza Monferrato), Tinella (attorno a Costigliole d’Asti) e Colli Astiani (più vicina al capoluogo) per accompagnare la tipologia Barbera d’Asti Superiore. Da alcuni anni Nizza è diventata una Docg a sé stante.
Articolato è l’invecchiamento obbligatorio: la Barbera d’Asti può essere commercializzata dal 1° marzo dopo la raccolta delle uve; per la tipologia “Superiore” occorrono 12 mesi calcolati dal 1° gennaio dopo la vendemmia, con almeno sei mesi in legno. Per le due Sottozone i mesi diventano diciotto, sempre dal 1° gennaio dopo la vendemmia, con l’obbligo di sei mesi in legno. Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato sta recentemente lavorando all’inserimento in disciplinare di una nuova tipologia, la Riserva.

Vino Doc con DPR 9 gennaio 1970 – Vino Docg con DM 8 luglio 2008
Vitigni: Barbera minimo 90%; possibile il 10% con vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione in Piemonte
Zona di produzione delle uve: 167 comuni tra le province di Asti (116) e di Alessandria (51).
Tipologie: Barbera d’Asti, Barbera d’Asti Superiore, anche con l’eventuale specificazione delle seguenti sottozone: “Tinella”, “Colli Astiani” o “Astiano”.
Resa massima di uve per ettaro: 9.000 chilogrammi per tutte le tipologie
Rendimento massimo dell’uva in vino: 70%
Gradazione alcolica minima:
Barbera d’Asti 12,00%Vol
Barbera d’Asti Superiore 12,50%Vol.
Periodo di maturazione obbligatoria:
Barbera d’Asti: 4 mesi calcolati dal 1° novembre dell’anno di raccolta delle uve
Barbera d’Asti Superiore: 14 mesi calcolati dal 1° novembre dell’anno di raccolta delle uve; in questo periodo il vino deve maturare per almeno 6 mesi in contenitori di legno
Dati economici 2021:
Barbera d’Asti
Superficie vitata rivendicata 2.023 ettari
Produzione effettiva 14.088.949 bottiglie
Barbera d’Asti Superiore
Superficie vitata rivendicata 2.195 ettari
Produzione effettiva 15.721.907 bottiglie
Barbera d’Asti Superiore Colli Astiani
Superficie vitata rivendicata 7 ettari
Produzione effettiva 44.251 bottiglie
Barbera d’Asti Superiore Tinella
Superficie vitata rivendicata 0,68 ettari
Produzione effettiva 3.999 bottiglie

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