I prodotti agroalimentari

La Nocciola Piemonte IGP

Il nocciolo è stato uno dei primi fruttiferi utilizzati e coltivati dall’uomo. Dal punto di vista botanico, la nocciola della varietà Tonda Gentile Trilobata appartiene alla specie Corylus avellana. La varietà Tonda Gentile delle Langhe o Trilobata pare che derivi da incroci tra specie selvatiche ancora oggi abbondantemente presenti sul territorio, piuttosto che da una mutazione genetica, come talvolta è stato sottolineato.
Una cosa è certa: nell’Albese la Tonda Gentile delle Langhe o Trilobata è praticamente l’unica varietà coltivata da secoli e poi poco per volta la sua coltivazione si è estesa ad altre zone del Piemonte e, tra queste, anche il Nord Astigiano e la Collina Torinese.
Nel 1993, il 2 dicembre viene riconosciuta l’IGP Nocciola Piemonte, come sintesi tra 4 parametri produttivi: il territorio (gran parte del Piemonte: unica provincia esclusa è il Verbano Cusio Ossola), la pianta (la Nocciola Tonda Gentile delle Langhe o Trilobata), il clima (freddo-temperato) e l’uomo con la sua esperienza, la sua preparazione tecnica e professionale.
I caratteri che privilegiano questa cultivar rispetto ad altre sono le seguenti:

  1. Resa elevata alla sgusciatura (tra il 40 e il 50%)
  2. Gusto e aroma eccellenti dopo tostatura
  3. Elevata pelabilità naturale
  4. Sapore fine e persistente
  5. Buona conservabilità grazie a un basso contenuto di grassi saturi

La coltivazione della Nocciola Tonda Gentile ai fini della produzione di Nocciola Piemonte è concentrata in pratica nelle province del vino, ovvero Cuneo, Asti e Alessandria, quindi, Langa, Roero e Monferrato.
La superficie coltivata è passata così dagli 8-9 mila ettari dell’inizio anni Novanta del Novecento agli attuali oltre 25.000 a livello piemontese.

La Nocciola e I suoi elaborati

Sugli scaffali dell’Enoteca Regionale dell’Albugnano così come presso le varie aziende agricole o i negozi di specialità sparsi qua e là sul territorio, la Nocciola Piemonte IGP è presente fresca ancora in guscio oppure fresca ma nuda o, ancora, tostata con un coefficiente di tostatura non troppo invasivo per non penalizzare la ricchezza aromatica del frutto stesso di per sé molto gradevole. Anche la granella e la farina di Nocciola Piemonte hanno un loro mercato, soprattutto tra i consumatori finali, anche per la produzione di dolci e gelati casalinghi.
Molti sono, poi, i dolci che si possono realizzare, e quindi acquistare, con la Nocciola Piemonte IGP come ingrediente base, a cominciare dalla Torta di Nocciola, in genere proposta senza o con poca farina di grano aggiunta. Tante sono, poi, le forme di biscotti, dai baci di dama ai frollini alla nocciola, le meringhe alle nocciole e i Canestrelli alle nocciole, a favore dei quali pare esserci una sicura tradizione legata al paese di Albugnano.
Immancabile è anche la crema Gianduja, dove la nocciola e il cacao creano un binomio di grande effetto e piacevolezza.

Il miele

In Italia si producono annualmente 23,3 mila tonnellate di miele naturale.
Il Piemonte è al primo posto della classifica nazionale con oltre 5 mila tonnellate (nel 2018), seguito da Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna
In Italia ci sono oltre 51.500 apicoltori, ma di questi solo 18.000 circa (35%) sono produttori di miele per il mercato con partita iva; gli altri, più di 33.800 (65%) sono produttori per autoconsumo.
In Piemonte, è il Roero la zona a più alta vocazione, soprattutto grazie a una lunga tradizione e alla grande ricchezza in fioritura anche per un settore frutticolo tuttora molto variegato e sviluppato.
Anche nei territori del Nord Astigiano e della Collina Torinese il mestiere dell’apicoltore ha una lunga tradizione, dovuta alle fioriture della vegetazione “spontanea” o a quelle delle specie coltivate in frutticoltura e non solo.
Non va nemmeno trascurata la tradizionale pratica del nomadismo – durante i mesi estivi – di una parte degli alveari in zone montuose, in particolare nella provincia di Torino. Questa pratica favorisce l’ampliamento della gamma dei mieli prodotti.

I tipi di miele e gli altri prodotti dell’alveare

Sugli scaffali dell’Enoteca Regionale dell’Albugnano così come presso le varie aziende agricole o i negozi di specialità sparsi qua e là sul territorio, potete trovare vari tipi di miele. A cominciare dai più comuni mieli di ciliegio, di acacia e millefiori per passare ai più ricercati mieli di castagno, di tiglio e di tarassaco. Gli apicoltori che trasferiscono le loro arnie nelle zone montuose possono mettere a disposizione anche miele di rododendro o di flora alpina.
Tra gli altri prodotti dell’alveare ricordiamo la salutistica propoli e la preziosa pappa reale.
La lavorazione del miele consente di produrre anche l’aceto di miele e la sinergia tra miele e frutti particolari crea piacevoli combinazioni come le nocciole al miele.

Sciroppati e confetture

Lavorare la frutta in esubero, soprattutto quella prodotta in collina dove la qualità e la fragranza sono più spiccate e il costo di produzione più elevato, appartiene al DNA di ogni agricoltore di questo territorio tra il Nord Astigiano e la Collina Torinese.
E non è solo per questioni prettamente economiche. Da un lato, c’è la voglia di trasferire nei mesi freddi, quando la terra a queste latitudini è poco generosa di frutti, i ricordi concreti delle stagioni belle e generose dell’agricoltura collinare. Dall’altro, c’è il bisogno di evitare ogni tipo di spreco anche per ottimizzare il risultato economico aziendale.
Ciò che oggi viene preparato ai fini del mercato affonda le sue radici in quella parsimoniosa economia domestica, che anche solo negli anni Sessanta del Novecento faceva destinare alla trasformazione la frutta in esubero per creare prodotti destinati al nutrimento della famiglia nei mesi freddi.
Le strade della trasformazione erano solitamente due: da un lato la realizzazione di vari tipi di frutta sciroppata, che nelle stagioni invernali sostituiva i mandarini o le arance che dovevano essere acquistate; dall’altro, la preparazione di vari tipi di confetture in base al tipo di frutto impiegato. In questo caso, la destinazione era la colazione del mattino o la preparazione di torte o crostate per tante altre occasioni durante la giornata.

I tipi di frutta sciroppata e di confetture

Sugli scaffali dell’Enoteca Regionale dell’Albugnano, ma anche presso le varie aziende agricole o i negozi di specialità sparsi qua e là sul territorio, potete trovare vari generi di frutta sciroppata: dalle ciliegie (sciroppate o sotto spirito) alle pesche delle varietà estive – sia a polpa bianca che gialla – adatte anche per preparare d’inverno il tradizionale dolce a base di pesche e amaretti; e poi le susine, in particolare quelle di Santa Clara o, in qualche caso, i Darmassin. Senza trascurare le pere, il massimo se delle varietà Madernassa o Martin sec, anche aromatizzate al vino Malvasia di Castelnuovo Don Bosco.
E poi le confetture: a seconda delle stagioni e della loro particolare generosità, le soluzioni più praticate sono le confetture di fragole e quelle di ciliegie preparate nei mesi primaverili, per passare poi a quelle di albicocche, di pesche e di prugne, magari anche di Darmassin in base alla generosità della stagione. L’estate può regalare anche le confetture di fichi e l’autunno le gelatine di uva, in particolare quella di Malvasia di Schierano o di Malvasia Lunga nera. Da non dimenticare anche le confetture di pere, con o senza la gustosa variazione con l’aggiunta del cioccolato.

Verdure sottovetro

L’orto è un corollario importante nelle dinamiche produttive ed economiche di un’azienda agricola. Non conta l’orientamento produttivo principale. Anche sulle colline tra il Nord Astigiano e la Collina Torinese, l’orto rappresenta da sempre un ottimo spazio di fornitura di materie prime per l’alimentazione della famiglia agricola e, in molti casi, anche un’integrazione del reddito principale derivante dalle produzioni che rappresentano il core business della struttura.
Questo vale tanto per le verdure prodotte e commercializzate allo stato fresco, quanto per quella quota di esubero che la gente della casa agricola sottopone a specifiche lavorazioni per trasformarle e renderle utilizzabili nell’alimentazione durante i mesi più freddi dell’anno.
Le “verdure sottovetro” quindi rappresentano da un lato una riserva per i periodi in cui l’orto è assai meno prodigo, dall’altro un supporto economico di completamento del reddito agricolo. Senza trascurare la funzione di fidelizzazione della clientela aziendale, che vede in queste forniture, magari marginali, ma di grande effetto gastronomico, delle opportunità di recupero di prodotti che altrimenti potrebbe anche essere difficile reperire.

Tante verdure proposte sottovetro

Le “verdure sottovetro” sono proposte che potete trovare sugli scaffali del punto vendita dell’Enoteca Regionale dell’Albugnano, senza trascurare anche la possibilità di reperirle – soprattutto nel caso che ne vogliate quantitativi di un certo rilievo – presso le varie aziende agricole del territorio che le producono.
Se il fascino della tradizione è tutto coinvolto in quello che viene comunemente definito “antipasto piemontese” e che da altre parti viene declinato come “composta”, le proposte delle varie aziende spaziano in modo molto ampio tra vari tipi di verdura coltivati nella zona, dai peperoncini ripieni alle cipolline in agrodolce, dagli zucchini sott’olio o in agrodolce alla giardiniera bianca, dai peperoni di Capriglio (Presidio Slow Food del territorio) sotto vinaccia alle melanzane sott’olio.
Senza trascurare i carciofi sott’olio, i fagiolini all’acqua di pomodoro e la passata di pomodoro in contenitori di varie capacità per venire incontro alle specifiche esigenze della clientela.

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